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Archeologia
Arte Nuragica di Birori
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Arte Nuragica di Birori   
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Il nuraghe Miuddu situato a poca distanza dal centro abitato di Birori, sorge sul margine di un pianoro che domina sulla piana del paese, appartenente alla regione sarda del Marghine, ed affonda le sue origini cronologiche nel periodo tra il 1400 e il 1000 a.C. , come testimoniano i materiali costruttivi e decorativi riportati alla luce nel 1995 dagli archeologici Alberto Moravetti e Elisabetta Alba.
La sepoltura riferibile allo schema planimetrico di tipo complesso, comprende una torre centrale, tre torri laterali, ed un bastione trilobato di raccordo.
Il mastio o torre centrale, presenta un impianto circolare, accessibile non più dall’originario ingresso, ormai crollato, bensì attraverso l'apertura della scala sul piano di svettamento, che con andamento elicoidale raggiunge il corridoio che immette nella camera centrale a "tholos".
Giunti in questo ambiente si possono ammirare lungo le pareti, tre nicchie disposte a croce, di cui quella situata alla sinistra dell’ingresso presenta un impianto poligonale e sezione ogivale; la nicchia della parete frontale si compone di un secondo ingresso che conduce in un corridoio curvilineo lungo ben 9 Mt., mentre la terza si compone di due ambienti, oggi non visitabili in quanto ostruiti dal crollo.
Peculiare la pavimentazione della terza nicchia contraddistinta da un pozzo "a bottiglia" profondo 1,76 Mt., delimitato da un paramento murario formato da blocchi di pietra.
Le mura della camera centrale del nuraghe risultano formati da blocchi poligonali disposti a filari irregolari con numerose zeppe di rincalzo.
Il mastio risulta difeso da tre torri circolare disposte rispettivamente a Nord, ad Ovest e a Sud, parti integranti di un possente bastione con ingresso orientato a Sud, e da un ampio antemurale lungo 70 Mt. e spesso 2 Mt. che ingloba a Sud una capanna a pianta circolare con ingresso rivolto a Nord.
Ai piedi della catena del Marghine, poco distante dal centro abitato di Birori, è ammirabile un secondo monumento archeologico noto come la Tomba di Giganti di Lassia, orientato lungo l'asse Nord-Ovest/Sud-Est, con ingresso a Sus-Est.
La tomba comprende un corpo rettangolare absidato con corridoio funerario interno, preceduto in corrispondenza della parte frontale da un'esedra, di cui si conserva solamente l’ala destra, identificata dagli storici nel luogo dove i fedeli si abbandonavano ad un sonno profondo attraverso il quale sarebbe riusciti a mettersi in contatto con gli spiriti degli antenati alleggianti intorno a quel tumulo.
La sepoltura presenta esternamente un paramento murario realizzato con l’impiego di lastroni infissi a coltello, ad eccezione del prospetto absidale contraddistinto da un solo blocco sagomato a linea curva, tali da far assumere al corpo di fabbrica la forma di una chiglia di nave rovesciata.
La camera funeraria si sviluppa su un impianto rettangolare a sezione trapezoidale, composto da blocchi di pietra disposti su filari orizzontali ed aggettanti, al cui interno nei pressi dell’ingresso, si aprono due coppie di nicchie di forma trapezoidale, probabilmente utilizzate dagli antichi come basi d'appoggio per offerte funebri.
Da non perdere la visita alla Tomba di giganti di Palatu situata nella periferia del centro abitato di Birori, riportata alla luce nel 1982 dall’archeologo Alberto Moravetti.
L’opera archeologica si compone di un corpo di fabbrica allungato e absidato con ingresso a Sud-Est, oltrepassato il quale ci si immette in un corridoio funerario rettangolare realizzato con l’impiego di lastroni sui quali poggiano filari aggettanti di pietre.
La camera funeraria ospita due nicchie di forma quadrangolare ricavate nello spessore murario in prossimità dell'ingresso, di cui quella sul lato sinistro è contraddistinta da tre lastroni per lato e da uno di piano, mentre la nicchia a destra presenta i lati del tutto simili alla precedente, ad eccezione del piano composto da due pietre lavorate.
Dell'esedra si conservano otto lastroni noti come ortostati, quattro per parte, ed una sezione della parte inferiore della stele centinata che segnalava l'ingresso alla camera funeraria.
Il perimetro esterno dell’esedra risultava contraddistinto da un sedile formato da blocchi di pietre.

 
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