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Archeologia
Complesso Nuragico di Su Romanzesu
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Complesso Nuragico di Su Romanzesu   
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Il complesso nuragico di Su Romanzesu situato in località Poddi Arvu, distante poco più di 10 Km dal centro abitato di Bitti, sorge in un fitto bosco di sughere dell’altopiano granitico di Sa Serra, nei pressi del quale sgorga la sorgente del fiume Tirso.
L’area archeologica risalente all’Età del Bronzo (XVI secolo a.C.), deve la sua denominazione al popolo romano, ivi insediatosi tra il II ed il III secolo d.C., e la sua riscoperta si deve all’intenso lavoro di scavo compiuto nel 1919 dall’archeologo Antonio Taramelli, e alle sistematiche indagine eseguite intorno agli anni Ottanta del Novecento a cura di Maria Ausilia Fadda.
Il complesso di Su Romanzesu comprende un centinaio di capanne, quattro templi a megaron, e una grande struttura labirintica con funzioni cerimoniali; il tutto sviluppato intorno ad un tempio a pozzo realizzato nella roccia dalle cui fenditure sgorga l'acqua sorgiva.
L’opera in questione è accessibile mediante una scala d'accesso che conduce ad una camera circolare coperta a “tholos” realizzata con l’impiego di blocchi di granito regolarmente disposti a filari, e pavimentazione lastricata; lungo il perimetro della stanza si snoda un bancone-sedile.
Un corridoio a gradoni lungo 42 Mt., contrassegnato da alcuni menhir, mette in collegamento il pozzo sacro con una vasca circolare gradonata pavimentata con lastroni, dove si raccoglieva l’acqua della sorgente, e dove probabilmente si svolgevano i rituali purificatori.
Nei pressi del pozzo sono stati riportati alla luce molti cimeli, tra cui tre betili con funzione sacra, in quanto dimora di una divinità, riconducibili cronologicamente al periodo compreso tra XIII e il IX secolo a.C. .
Il percorso di visita al complesso nuragico prosegue su un pendio adiacente al tempio del pozzo, dove si ergono i quattro templi a "megaron", di cui il primo orientato ad Est, presenta tre fasi costruttive, in particolare il vestibolo che conduce attraverso un ingresso strombato, in un ambiente rettangolare contraddistinto al suo interno da sedili e banconi per le offerte, oltre ad una fossa centrale, risalenti risalgono alla prima fase riconducibile al XIV secolo a.C.; i muri rettilinei che delimitano il vestibolo, vennero realizzati tra il XIII e il XI secolo a.C., mentre il corpo nel X-IX secolo a.C. fu ampliato con la costruzione di un ambiente con fronte curvilineo.
Accanto al tempio si sviluppa un recinto ellittico con ingresso ad Est e una struttura interna di muri concentrici
tali da formare un percorso anulare, quasi labirintico costruito tra il XIII e il IX secolo a.C., che immette attraverso un corridoio ad anello, in un ambiente centrale lastricato nel cui nucleo centrale si erge un basamento realizzato con blocchi a cuneo, probabilmente adibito al sostegno di un modellino fittile di nuraghe.
All’interno del recinto sono stati riportati alla luce anche ciottoli fluviali di quarzo rossiccio.
Il secondo tempio a "megaron" ubicato a monte del pozzo sacro, si sviluppa su un impianto rettangolare realizzato con l’impiego di blocchi disposti su filari irregolari livellati con zeppe, al cui interno si apre un ambiente naturalmente di forma rettangolare con pavimentazione lastricata e perimetro occupato da un bancone.
A pochi metri da questo edificio si erge il terzo "megaron" anch’esso di impianto rettangolare doppiamente "in antis" con pareti interne costruite con filari regolari di blocchi; il tutto circondato da un recinto lastricato del si può osservare solamente il basamento.
Le centinaia di capanne riportate alla luce nel villaggio nuragico di Su Romanzesu, si sviluppano tutte su un impianto circolare con pavimentazione lastricata, mentre solo alcune conservano banconi-sedile e nicchie di pietra addossati alle pareti del vano centrale, al centro del quale si trova il focolare in pietra, dove con molta probabilità venivano accolti i pellegrini.

 
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