La Roccia dell'Elefante simbolo dell’abitato di Castelsardo, è il nome assegnato ad un complesso di Domus de Janas, risalenti al neolitico (3200-2800 a.C.), originariamente conosciuto con la denominazione Sa Pedra pertunta, che tradotto significa “la pietra traforata”.
L’area archeologica dalla singolare conformazione, simile alla proboscide di un elefante, testimonia la lunga attività di scavo dell’uomo prenuragico alle falde di un ripido pendio che digrada verso la valle solcata dal torrente del Coghinas, finalizzata alla realizzazione di due tombe ipogeiche decorate da sculture sacre, e dipinti lungo le pareti raffiguranti protomi taurine, quasi a sottolineare una continuità tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
La tomba I comprende quattro piccoli vani, anticamente preceduti da un breve corridoio a cielo aperto con gradino nel tratto finale, e portello di ingresso "a cornice" che immette in un altro vano subquadrangolare dove si possono ammirare lungo le pareti laterali, le raffigurazione a rilievo di due protomi bovine con corna a mezzaluna e lunga testa trapezoidale.
Sulla parete Nord del vano principale si apre il portello quadrangolare impreziosito ai lati da lesene con base e capitello, che conduce ad una seconda cella di pianta subcircolare contraddistinta dalla presenza di altre due celle, di cui una è semicircolare, mentre l’altra è di forma quadrangolare.
Della tomba II, danneggiata dal cedimento della parte frontale della roccia, si conservano le tracce di tre vani, quasi sicuramente precedute da un padiglione coperto.