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Necropoli di Su Crucifissu Mannu | Parco Archeologico di Turris Libisonis
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Parco Archeologico di Turris Libisonis   
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La città di Porto Torres sorge sui resti romani della colonia Iulia di Turris Libisonis, presumibilmente fondata da Giulio Cesare nel 46 a.C. presso la foce del rio Mannu, al centro del Golfo dell’Asinara, nella Sardegna settentrionale.
Tra la fine dell'età repubblicana e l'età augustea, la città venne dotata delle principali infrastrutture viarie e portuali, di un acquedotto e di un primo impianto termale assumendo connotati urbanistici e architettonici tipicamente romani.
Al periodo compreso tra la metà del I e la metà del II secolo d.C. risale la realizzazione di un bacino per la raccolta dell'acqua, mentre tra la fine del II e il III secolo d.C. si colloca un periodo di prosperità per la città grazie alla nascita dei traffici marittimi, all’intensificazione dell’economia interna basata sull’allevamento, la pesca, la raccolta dei cereali, l'attività estrattiva e artigiana.
Tra il III e l'inizio del IV secolo d.C. si assistette al potenziamento dell'attività edilizia a seguito della edificazione degli edifici tutt’ora visitabili nell'area archeologica; a questo periodo risale anche la costruzione
del tratto di mura lungo la sponda destra del rio Mannu.
Nonostante l’urbanizzazione di Turris Libisonis, si arrestò tra la fine del IV e gli inizi del V secolo d.C. , la colonia durante gli anni di maggior espansionismo arrivò ad inglobare una vasta area del territorio, identificabili prendendo ad esame le tre aree funerarie, ossia la necropoli occidentale situata sulla riva sinistra del rio Mannu; quella meridionale estesa al di sotto dell'attuale centro abitato di Porto Torres, e la necropoli orientale estesa sul lungomare, comprendente l'ipogeo di Tanca Borgona, il complesso funerario di Scogliolungo, le tombe di Balai e il complesso ipogeico di San Gavino a mare.
Il parco Archeologico di Turris Libisonis conserva i grandiosi resti monumentali dei tre impianti termali, conosciuti come terme Maetzke, terme centrali, e terme Pallottino, al quale appartiene anche l’omonimo peristilio; della domus dei Mosaici nota per i sui splendidi marmi colorati, e della cinta muraria che delimitava la colonia Iulia, riportate alla luce tra gli anni Quaranta e Sessanta durante le opere di scavo condotte da Massimo Pallottino e Guglielmo Maetzke.
Gli edifici sono delimitati da vie urbane pavimentate con lastroni di vulcanite, su cui prospettano anche delle botteghe.
Le "terme centrali", denominate anche palazzo di Re Barbaro, si collocano tra la fine del III e gli inizi del IV secolo d.C., e constano di murature in opera vittata, contraddistinta dall’alternanza di laterizi e blocchetti di tufo, di calcare e laterizi misti a tegoloni, mentre le fondazioni mostrano blocchi di calcare.
L’accesso alle terme situato a Nord, era preceduto da una scalinata che immetteva in un portico rettangolare, cui seguiva la sala per i bagni freddi nota come "frigidarium", provvista di due vasche con pavimentazioni musive, e il "tepidarium" o ambiente tiepido dal quale si passava ad un ambiente absidato che conduceva nei tre ambienti riscaldati detti "calidaria".
A Sud della struttura si erge un criptoportico utilizzato per il deflusso delle acque, mentre ad Est erano situati gli ambienti per il riscaldamento dell'aria e dell'acqua ed i canali che convogliavano le acque reflue verso una fogna che attraversava l'asse viario ad Est.
L’impianto termale Maetzke venne costruito tra la fine del I secolo e gli inizi del II secolo d.C. , terrazzando con blocchi in calcare il pendio del Colle del Faro. Dell’antica struttura si conserva un'aula absidata, forse riconducibile ad un ambiente riscaldato.
Il percorso di visita nell’area archeologica di Turris Libisonis prosegue nei pressi del peristilio Pallottino, ubicato lungo la strada che conduce al ponte romano, contraddistinto da quattro colonne di marmo lungo il lato orientale, e pavimento rivestito da lastre marmoree.
Segue poco più ad Ovest la visita ai resti delle "terme Pallottino" costruite verso la fine del III secolo d.C. , comprendenti tre ambienti riscaldati, di cui il primo presenta un impianto rettangolare e vasca decorata a mosaico; il secondo vano conserva esclusivamente il lato corto absidato; mentre il terzo fa ancora bella mostra di sé le due absidi dei lati brevi.
Da non perder la visita al ponte romano che congiunge le due rive del rio Mannu, costruito nelle forme attuali intorno al I secolo d.C., con l’impiego di blocchi di calcare.
La struttura lunga 135 metri, si compone di sette arcate crescenti in altezza da Est verso Ovest , impostate su altrettanti piloni in calcare con rinforzi in vulcanite, di cui quello centrale ospita una nicchia, quasi certamente occupata da una qualche statua di divinità.

 
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