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Archeologia
Nuraghe Santu Antine di Torralba
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Nuraghe Santu Antine di Torralba   
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Il nuraghe Santu Antine situato a pochissimi chilometri dal centro abitato di Torralba, sorge nella piana di Cabu Abbas, nell’area territoriale de Meilogu, a nord ovest della Sardegna.
Il complesso archeologico cronologicamente collocabile tra l’Età del Bronzo medio e l’Età del Ferro, venne riportato alla luce nel 1933 dall’archeologo Antonio Taramelli, al quale più tardi, nel 1964, si deve la scoperta dell'area del villaggio; in ogni caso le prime identificazioni risalgono al 1774, anno in cui il pittore Francesco Cetti ne disegnato la conformazione.
Il nuraghe comprende un mastio ed un bastione trilobato, delimitato tutt’intorno da un villaggio di capanne circolari nuragiche sul quale tra il I secolo a.C. ed il IV secolo d.C. i romani costruirono una serie di edifici rettangolari.
Il bastione con ai vertici tre torri circolari ospita al suo interno un vasto cortile ed una torre centrale detta “mastio”, originariamente a tre piani più un terrazzo, contraddistinto alla base da file irregolari di blocchi di basalto e, superiormente, da filari orizzontali di piccoli conci sagomati.
L’ingresso alla torre centrale presenta architravi in pietra con finestrella di scarico, al contrario degli accessi agli ambienti circolari contraddistinti da una copertura a falsa cupola detta “tholos”, conduce in un andito dove si aprono, sul lato sinistro una scala, mentre sul lato destro un corridoio illuminato da nove feritoie, che conduce in un vano ellittico sul cui pavimento si apre una botola.
La scala a sviluppo elicoidale consente l’accesso ai piani superiori ed al terrazzo, di cui il primo livello ospita una camera circolare occupata da un bancone-sedile e da due nicchie sopraelevate, mentre il vano del secondo piano mostra sul pavimento un profondo ripostiglio a pozzo
Il bastione a due piani, accessibile da un ingresso trapezoidale chiuso da un architrave con finestrino di scarico, comprende un andito con nicchia sul lato sinistro, che conduce nel cortile a pianta sub-trapezoidale occupato da un pozzo con parapetto.
Le torri secondarie sviluppate su un impianto circolare e dotate di numerose feritoie, risultano collegate al cortile mediante anditi architravati, e alla torre centrale attraverso gallerie a sezione angolare illuminate da feritoie.
Lungo il perimetro del cortile si affacciano anche gli ingressi alle scale che conducono alle gallerie superiori tra loro comunicanti per mezzo di un andito trasversale.
Del vasto villaggio nuragico sono state riportate alla luce solamente quattordici capanne di forma circolare, realizzate nella parte inferiore con blocchi di pietre tra loro unite senza l’impiego della malta, e nella parte alta comprendente anche il tetto, con l’impiego di legno, paglia e malta di fango. Le capanne conservano ancora oggi elementi della struttura interna, come sedili, focolari, e tramezzi.
Il materiale archeologico riportato alla luce durante le operazioni di scavo, sono conservati nelle sale del Museo della Valle dei nuraghi del Logudoro-Meilogu di Torralba.

 
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