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Duomo di Messina   
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Il duomo di Messina, dedicato a Maria Assunta, sorge nel centro torico della città siciliana, e prospetta con la facciata ed il campanile sull'ampia Piazza del Duomo.
Edificato tra il 1120 e il 1197 su commissione di Ruggero II, e consacrato dall'Arcivescovo Berardo, alla presenza dell'Imperatore Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, e la Regina Costanza d'Altavilla, il sacro edificio deve il suo attuale aspetto ai continui interventi di trasformazione e rifacimenti eseguiti nel corso dei secoli, alcuni dei quali furono necessari per ottemperare agli ingenti danni causati dai disastrosi eventi naturali e non che danneggiarono la struttura; si ricordi il furioso incendio del 1254, in occasione dei funerali di Corrado IV.
Tra il 1304 e il 1333, grazie all'Arcivescovo Guidotto De Abbiate la chiesa si arricchì di preziosi elementi decorativi, quali i mosaici, le decorazioni del soffitto, splendidi portali, rivestimenti marmorei, e primo fra tutti la costruzione del complesso dell'Apostolato, opera di Giovanni Angelo Montorsoli, discepolo di Michelangelo Buonarroti, al quale si deve anche la costruzione della fontana di Orione collocata al centro di piazza del Duomo.
Significativi furono gli interventi ristrutturativi conseguenti al terremoto del 1783, in occasione dei quali fu costruita una cupola lignea all'incrocio della navata col transetto, si procedette alla distruzione del campanile, e alla realizzazione accanto alle abside di due torri neogotiche.
Nel 1908 un violento terremoto distrusse gravemente le città di Messina e Reggio Calabria, causando migliaia di vittime, ma soprattutto demolì tutti i luoghi di interesse artistico o culturale, tra cui il duomo di Messina, ricostruito nelle linee originarie durante gli anni Venti.
Nuovi danni alla struttura furono causati dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, in particolare nella notte del 13 giugno 1943 due bombe provocarono la distruzione di tutte le opere artistiche custodite nella basilica, lasciando intatta solo la struttura perimetrale.
Ricostruita grazie all’operato dell'Arcivescovo Angelo Paino, la cattedrale fu riaperta al culto nel 1947 e insignita del titolo di Basilica.
Il prospetto principale accoglie nel livello inferiore tre portali d’ingresso alle altrettante navate interne, inseriti in una peculiare decorazione caratterizzata da liste orizzontali di marmi policromi a tarsie; al contrario la sezione superiore della facciata in pietra presenta cinque finestre gotiche e un rosone, ed è arricchita da eleganti transenne.
Il portale centrale sovrastato da un alta cuspide impreziosita da un medaglione contenete la rappresentazione dell’Incoronazione della Vergine tra Angeli musicanti e oranti, è lateralmente affiancato da raffinate colonnine tortili e piccole edicole decorate dalle statue dell’Annunziata, di San Gabriele, degli Angeli e dei Santi, il tutto sorretto da due leoni accovacciati.
Nell'architrave è rappresentata l’effige di Cristo con i quattro Evangelisti, mentre nella lunetta ogivale è presente la statua della Madonna col Bambino, opera di G. B. Mazzolo.
I battenti della porta sono decorati da formelle in bronzo raffiguranti le seguenti vicende storiche e religiose: la Predicazione di San Paolo; il Giubileo del Duemila; Santa Eustochia fonda il monastero di Montevergine; la fondazione della Basilica-Cattedrale; la Dama Bianca difende la città dagli Angioini durante i Vespri siciliani; la battaglia di Lepanto; il terremoto del 1908; e infine l’Ambasceria dei messinesi a Gerusalemme.
Il portale alla destra della facciata presenta una peculiare decorazione caratterizzata da elementi floreali e zoomorfi; nell’archivolto e nell’architrave dell’ogiva sono rappresentati figure di profeti ed apostoli, mentre nella lunetta è raffigurata l’immagine di un vescovo martire.
Il portale alla sinistra del prospetto presenta archi acuti incassati, e due mensole a fogliame. Peculiare la decorazione degli stipiti, degli archivolti e dell’estradosso caratterizzata da motivi zoomorfi, e le immagini contenute nell’architrave e nella lunetta raffiguranti rispettivamente l’Agnus Dei, e la Vergine Benedicente.
Esternamente svetta accanto al Duomo anche il meraviglioso campanile costruito nelle forme attuali dopo il terremoto del 1908, su progetto dell’architetto Francesco Valenti, che cercò in ogni modo di non discostarsi dall’originaria struttura risalente al XVI secolo.
La torre campanaria di forma quadrata con al vertice un’alta guglia, è diviso in tre parti mediante altrettante cornici marcapiano scandite da doppie finestre ogivali, di cui gli ultimi due piani contengono le celle campanarie.
Al vertice dell’opera architettonica svetta una torretta sulla quale si innesta una cuspide, angolarmente impreziosita da quattro piccole torri cuspidate.
La facciata del campanile rivolta verso la piazza presenta una singolare decorazione composta statue e automi appartenenti al grandioso orologio astronomico realizzato nel 1933 su commissione dell’Arcivescovo Angelo Paino, ad opera dei fratelli Ungerer di Strasburgo, mentre il prospetto che guarda la facciata della basilica accoglie il calendario astronomico composto da un globo rotante, metà nero e metà dorato, sul quale è raffigurata la luna e ne segna le fasi mediante un meccanismo collegato al planetario sottostante, rappresentante il nostro sistema solare, e i segni dello zodiaco.
Il quadrante più in basso è il calendario perpetuo caratterizzato da un grande disco sul quale sono segnati i mesi, i giorni, gli anni, e le feste mobili, segnalati dalla freccia sorretta da un angelo marmoreo.
Allo scoccare della mezzanotte, il leone rampante collocato alla sommità della torre campanaria si mette in moto e dopo aver agitato il vessillo che ha tra le zampe anteriori, scuote la testa ed emette un triplice ruggito.
Segue il movimento d’ali del gallo sottostante, adagiato sulla mensola aggettante, che a gran voce emette il suo canto, mentre due statue situate ai lati della cella campanaria raffiguranti Dina e Clarenza, tirando una fune, battono le ore e i quarti.
Le donne ivi raffigurate durante l’assedio della città da parte di Carlo d’Angiò diedero l’allarme con il suono delle campane, nonché aiutarono i messinesi, scagliando pietre sugli assalitori.
Contemporaneamente allo scoccare delle ore, una statua meccanica raffigurante la Morte, agita la falce al ritmo dei rintocchi, mentre passano le statue raffiguranti un bambino simbolo dell’Infanzia, un giovane emblema della giovinezza, un guerriero metafora della maturità, e infine un vecchio allegoria della vecchiaia.
L’ultimo meccanismo che si mette in moto è il Carosello dei Giorni, composto da sette carri raffiguranti gli altrettanti giorni della settimana, guidati da una divinità pagana.
Alle 12.10 circa il meccanismo dell’orologio mette in moto una spettacolare scena che rievoca la tradizione della Madonna della Sacra Lettera raffigurata nel riquadro maggiore del campanile; l’episodio storico e religioso racconta dell’avvento del Cristianesimo a Messina, ivi diffuso grazie al viaggio in Terra Santa compiuto da un’ambasciata messinese, la quale giunta a Gerusalemme rese omaggio alla Vergine, e ricevette in cambio una lettera di benedizione e protezione.
Gli automi rappresentati sono sei: la Madonna benedicente; l’Angelo che consegna alla Vergine la pergamena con il testo della Sacra Lettera; San Paolo che presenta alla Madonna i tre ambasciatori messinesi, che una volta giunti dinnanzi a Lei che porgono un inchino. La scena termina con la benedizione della Vergine a tutti gli spettatori.
Nel quadrante sottostante numerose figure, riproducono le quattro scene bibliche, ossia il Natale (Maria, San Giuseppe, il Bambinello, e i Pastori), l’Epifania (I Re Magi), la Resurrezione (due soldati a custodia del Sepolcro dal quale si leva Gesù), e infine la Pentecoste (dodici Apostoli, la Colomba dello Spirito Santo).
Segue l’ultimo meccanismo dell’orologio raffigurante un altro episodio della storia di Messina, vale a dire la fondazione del Santuario dedicato alla Madonna, in ringraziamento della vittoria ottenuta nella guerra contro Carlo d’Angiò.
La scena inizia con il volo di una colomba, che la tradizione associa alla scelta del luogo dove erigere il sacro edificio, sulle pendici di una roccia dalla quale subito dopo viene fuori la chiesa di Montalto.
Il duomo ha internamente un impianto basilicale con transetto e tra absidi, diviso in altrettante navate separate da due file di tredici colonne ciascuna, sulle quali si inseriscono ampi archi a sesto acuto.
La navata centrale con soffitto a capriate a vista, in legno decorato, accoglie: due acquasantiere; un grande lampadario; il pulpito marmoreo (nona arcata destra) con pergamo di forma ottagonale decorato da bassorilievi, sorretto da un capitello, opera di Andrea Calamech; il mosaico dell’architrave raffigurante il Salvator Mundi tra i Santi Luca e Antonello da Messina.
Lungo la parete della navata destra, mentre, ammiriamo: le statue che riproducono l’antico Apostolato; la cappella dell’Assunta; il Sacello dei cinque Arcivescovi risalente al XIV secolo, caratterizzato da colonnine con capitelli decorati da foglie d’acanto, e archetti trilobati.
Oltrepassato l’ingresso che immette nella navata sinistra si notano i resti dei monumenti funebri degli Arcivescovi Villadicani e Natoli realizzati nel XIX secolo da Giuseppe Prinzi.
Segue la cappella del Cristo Risorto, l’altorilievo quattrocentesco raffigurante San Girolamo Penitente, e le cappelle dell’Apostolato con le relative statue.
Subito dopo si apre l’ingresso al Battistero composto da una vasca ottagonale decorata da pannelli a intarsi marmorei policromi, sorretta da colonnine.
La visita all’interno del duomo di Messina prosegue nell’abside maggiore dove si ammirano: il baldacchino in rame dorato dov’è custodito il prezioso quadro della Madonna della Lettera di Adolfo Romano, sorretto da due angeli; alle pareti; il coro ligneo di Giuseppe Mangano; il mosaico del catino dell’abside raffigurante il Redentore seduto in trono tra Serafini, la Vergine, gli Arcangeli, Giovanni Battista, l’Arcivescovo Guidotto e i re Pietro e Federico d’Aragona, in posizione genuflessa; l’altare maggiore sovrastato da un paliotto d’argento e rame, opera di Pietro e Francesco Juvara, raffigurante l’ambasceria dei Messinesi alla Vergine; il monumento funebre dell’Arcivescovo d’Arrigo; il monumento funebre dell’Arcivescovo Paino; e il sepolcro dell’Arcivescovo Bellorado.
Segue la visita all’abside destra con catino dipinto ad affresco, al centro del quale è rappresentato San Giovanni Evangelista, tra i Santi Nicola e Mena, e ai pieni in posizione genuflessa Ludovico d’Aragona e Giovanni, duca di Randazzo, e l’ammirazione del dipinto del catino dell’abside sinistra dov’è raffigurata la Madre di Dio seduta in trono con il Bambino benedicente tra due Arcangeli e i Santi Lucia e Agata.
Lungo la navata destra si apre l’ingresso al Tesoro del Duomo, dove sono custodite ed esposte al pubblico circa quattrocento opere artistiche donate da sovrani, nobili, vescovi in segno di fede e ringraziamento alla Madonna.
In piazza Duomo, di fronte al campanile, è collocata anche la meravigliosa fontana di Orione, realizzata nel 1551 ad opera di un discepolo di Michelangelo, frà Montorsoli.

 
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