La fontana del Nettuno situata dal 1934 in piazza dell’Unità a Messina, di fronte al Palazzo del Governo, fu realizzata nel 1557 ad opera dello scultore Giovanni Angelo Montorsoli, discepolo di Michelangelo.
Originariamente l’opera monumentale era stata collocata nella maniera tale che la statua del Dio Nettuno desse le spalle al mare dal quale traeva la forza per benedire la città che si stagliava dinnanzi a lui; oggi, al contrario, dopo una leggera rotazione più a nord, il gruppo scultoreo volge lo sguardo al mare, e comunica allo spettatore una simbologia diversa da quella precedente.
La fontana si compone di una grande vasca ottagonale decorata da motivi marini, intervallata da dieci plinti rettangolari, ciascuno dei quali è impreziosito da bassorilievi raffiguranti due delfini intrecciati, e le incisioni dei nomi dei senatori del tempo.
La bordatura del bacino centrale è decorata da sei mascheroni leonini, due su ogni angolo, dalle cui bocche zampilla l’acqua che sgorga nelle sottostanti vasche, una su ciascun angolo.
Al centro della vasca centrale si erge un piedistallo quadrato sul quale fa bella mostra di sé la statua del Dio Nettuno, con in mano il temibile tridente, realizzata dallo scultore Gregorio Zappalà, rappresentato come appena sorto dalle acque, nell'atto di placare le acque dello Stretto, incatenando ai suoi piedi le due mostruose sirene Scilla e Cariddi.
La statua di Scilla opera dello scultore Letterio Subba, ha sembianze femminili,e presenta all’altezza della cintola, otto teste di cani latranti, sul lato opposto, mentre, è situata la statua della terrificante sirena Cariddi, urlante, con lo stomaco peloso e la coda pisciforme.
Il piedistallo quadrato sul quale sosta il dio del mare, è decorato da due maschere per lato, da cui zampilla l’acqua che sgorga nella vasca sottostante, che riproducono i venti.
Sul lato frontale del basamento è raffigurato a bassorilievo lo scudo crociato della città di Messina inserito tra due colonne, mentre all’opposto lo stemma spagnolo.
Originariamente la fontana era affiancata da due statue in bronzo raffiguranti rispettivamente Carlo III di Borbone, opera di Giuseppe Buceti, e Francesco I, opera dei fratelli Subba, fuse per farne proiettili durante la rivoluzione del 1848; a questo periodo risalgono anche i danneggiamenti alle statue del Nettuno e di Scilla, restaurate e custodite presso il Museo Regionale di Messina, e sostituiti da perfette copie.