La galleria Vittorio Emanuele III di Messina situata in piazza Antonello, esempio di architettura residenziale e per uffici del XX secolo, nel 2000 è stata dichiarata bene di interesse storico-artistico.
Realizzata tra il 1924 e il 1929, ad opera dell’ingegnere Camillo Puglisi Allegra, l’opera monumentale è delimitata da grandi edifici pubblici, in particolare il palazzo delle Poste e Telegrafi, opera dell'architetto Vittorio Mariani, il palazzo della Provincia realizzato dall'ingegnere Alessandro Giunta, e il palazzo del Municipio, opera dell’architetto Antonio Zanca.
La galleria è articolata in tre bracci, che confluiscono verso un esagono centrale, collocato in asse con la volta a cupola caratterizzata da artistiche vetrate sorrette da una intelaiatura metallica, ed ha una peculiare pavimentazione a mosaico che rispecchia la sovrastante tessitura della copertura, che acquisisce dinamicità grazie alla presenza delle lesene lungo le facciate dei palazzi.
Le facciate degli edifici rivolte all’esterno della galleria, sono riccamente decorate, basti ammirare quelli su via Cavour, e naturalmente su Piazza Antonello, dov’è collocato anche il grande arco principale d’accesso all’opera monumentale.
Sin dalla sua costruzione la galleria è sempre stata un importante centro di ritrovo per il pubblico, con locali destinati ad uso uffici, aziende commerciali, negozi, e caffè, ed un edificio prestigioso, degno di essere intitolato al Re d’Italia, rilevante anche sotto il profilo della tecnica edilizia utilizzata e delle decorazioni realizzate dagli scultori Antonio Bonfiglio, Giuseppe Ajello, Ettore Lovetti, e Carlo Siviero.
Nel 1934 la galleria viene messa in liquidazione, e ceduta al Comune di Messina, che da quel momento assume la piena proprietà della via di transito e della sua copertura ed illuminazione.
Dopo un lungo lavoro di restaurata iniziato nel 1999 e portato a termine nel 2005, su sollecitazione della Soprintendenza per i BB.CC.AA., l’opera architettonica messinese è stata inaugurata e nuovamente e restituita al suo antico splendore.