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Cattedrale di Palermo   
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La prima cattedrale di Palermo dedicata alla Vergine Maria Santissima Assunta in Cielo, fu costruita nel 604, sul sito dove si ergeva un preesistente edificio religioso eretto nel IV secolo, e di cui si conserva solamente la cripta a pianta basilicale di forma quadrata.
All’anno 831 risalgono i primi interventi modificativi voluti dai saraceni, al fine di trasformarla in una grande moschea denominata “Gami”, e nel 1072 restituita, su intervento dei Normanni, al culto cristiano.
La cattedrale che noi tutti oggi possiamo ammirare è il risultato dei lavori di riedificazione eseguiti tra il 1184 e il 1185 su commissione dell’Arcivescovo Gualtiero Offamilio, ad eccezione dell’interno della chiesa frutto dei lavori di restauro conservativo realizzati tra il 1871 e gli inizi del XIX secolo per volere dell'arcivescovo Filangieri, ad opera di Giuseppe Venanzio Marvuglia, e su progetto di Ferdinando Fuga.
Il prospetto occidentale rivolto su via Matteo Bonello risalente alla seconda metà del XIII secolo,
accoglie tre portali d’ingresso corrispondenti alle rispettive navate interne, di cui quello a sinistra presenta una ghiera di sottolineatura dell'arco in cui si alternano elementi concavi e convessi, mentre il portale a destra ha la ghiera formata da un ventaglio di archi ogivali retti da colonnine che poggiano su capitelli pensili ottagonali; entrambi i portali sono sovrastato da monofore.
Il portale centrale realizzato tra il 1352 ed il 1353, in stile gotico catalano, è chiuso da una edicola entro cui si trova un bassorilievo raffigurante Maria con il Bambino.
Al XVIII secolo risale la costruzione della balaustra a protezione della facciata, i cui pilastri ospitano le statue dei Santi Giuseppe, Pietro, Paolo e Francesco di Paola, opera di G. B. Ragusa.
Alla parete del prospetto è anche addossato un arcoponte che sorpassa la Via Matteo Bonello, e collega la Cattedrale alla torre campanaria risalente al 1805, sulla cui piramide cuspidale si erge la Madonna della Conca d'oro dello scultore Nino Geraci.
Il prospetto settentrionale della cattedrale rappresentava anticamente l’accesso riservato ai Re, i quali vi giungevano percorrendo la Via Coperta, mentre quello orientale visibile da piazza Sett'Angeli, presenta è costituito da torri angolari e dalle pareti esterne dei catini absidali, movimentate dalla presenza di monofore cieche contenute in archi a sesto acuto, sottolineati da una doppia ghiera, disegnati con fasce decorative a tarsia lavica.
Il prospetto meridionale, invece, aperto lungo il Corso Vittorio Emanuele, è compreso tra le torri angolari di sud-ovest e sud-est, e presenta al primo ordine una serie di monofore che si aprono ritmicamente sulla parete delle cappelle e si conclude con la caratteristica merlatura, interrotto dal portico realizzato nel 1453 da Antonio Gambara, delimitato da due piloni laterali, ognuno dei quali è organizzato in un triplice ordine, decorato con due monofore cieche.
Tre arcate ogivali precedono il portico, decorate da cornici tortili, che poggiano su capitelli fioriti, il tutto sorretto da esili colonne, e sovrastato dal frontone decorato da una processione di santi, interrotta da quadroni contenenti gli stemmi del regno di Sicilia, del Senato Palermitano e della Cattedrale.
La parete sinistra del portico accoglie un bassorilievo commemorativo raffigurante l’incoronazione di Vittorio Amedeo Savoia, Re di Sicilia nel 1713, opera di G.B. Ragusa, lateralmente affiancato dalle statue dei Santi Evangelisti Giovanni e Matteo, realizzate da Antonello Gagini.
La parete destra, mentre, ospita un bassorilievo che commemora l'incoronazione di Carlo di Borbone avvenuta nel 1735, ai cui lati si ergono le statue dei Santi Marco e Luca, opera di A. Gagini.
Da ammirare all’interno del portico il bellissimo portale realizzato nel 1426 da Antonio Gambara, sovrastato da un arco di ingresso, a sesto acuto sottolineato dalla fascia spiraliforme, retto da sei colonne di cui quattro tortili intervallate da cimaste decorate da intarsi di figure floreali e immagini antropomorfe.
Il secondo ordine del prospetto meridionale è rappresentato dalla parete della navata centrale preceduta da cupolette con lanternini, percorsa da una serie di monofore sovrastate da una fascia di decorazione a tarsia lavica.
La parete esterna della navata centrale è interrotta dal corpo del transetto a tre ordini, di cui il primo ed il secondo presentano un susseguirsi di monofore cieche alternate ad archi a sesto acuto, mentre il terzo ordine è scandito da cornici a sbalzo.
Seguono le pareti del Titulo e dell'Antitulo appartenenti all'antico tempio normanno; le prime presentano tre monofore intervallate da tondi decorati a sbalzo, mentre le seconde accolgono un grande oculo seguito da quattro archi, semi ogivali, che comprendono due ordini di monofore.
La cattedrale presenta internamente un impianto a croce latina diviso in tre navate separate da altrettante campate coperte da volte a crociera, a sesto rialzato, con i costoloni sorretti da capitelli.
La navata centrale nel punto di intersezione con il transetto è sovrastata da una cupola realizzata in stile neoclassico tra il 1781 ed il 1801 su progetto di Ferdinando Fuga, composta da tre parti strutturali, di cui la prima è rappresentata dal tamburo, la seconda è formata dalla calotta retta da costoloni, mentre la terza parte è caratterizzata dalla lanterna su cui campeggia una Croce in ferro.
Al di sotto della cupola si apre il presbiterio dov’è collocato l'altare conciliare realizzato da Vincenzo Gorgone, il coro ligneo in stile gotico catalano risalente al 1466, nonché lungo le pareti si susseguono le balconate che ospitano le canne dell'organo.
Sul fondo del presbiterio in corrispondenza del catino absidale è situato l’altare ornato con diaspri, lapislazzuli, agate e legno impietrito, opera di F. Pinistri, sovrastato dalla statua del Cristo che risorge sopra il sepolcro vigilato da due soldati, a sua volta preceduta dal candelabro pasquale e dal trono regio.
Lungo la navata settentrionale chiusa dalla Cappella che ospita il Santissimo sacramento impreziosita da una lampada d'argento, dono del re Carlo di Borbone, si aprono una serie di cappelle, di cui citiamo: la cappella del Battistero dov’è collocato il fonte battesimale di forma ottagonale, realizzato in modo tale che sembra fuoriuscire da un albero di melo infestato dal serpente che ha tentato e corrotto Adamo ed Eva, raffigurati nella parte bassa della scultura; la cappella della Madonna degli Angeli impreziosita dalle statue della Vergine Assunta e della Madonna dormiente contornante dagli angeli; la cappella di Sant'Antonino da Padova con altare sovrastato da una tela raffigurante Sant’Antonino da Padova e San Atanasio Chiaramonte, opera di Vito D’Anna; la cappella di Santa Cristina decorata da una tela posta sopra l'altare, rappresentante la Glorificazione della Santa, opera di G. Velasquez; la cappella dell'Immacolata Concezione, il cui altare marmoreo custodisce il simulacro dell'Immacolata; la cappella di San Pietro e Sant'Agata con altare in lapislazzuli impreziosito da bassorilievi lignei raffiguranti scene bibliche, sovrastato da una tela raffiguranti i Santi Pietro e Agata, opera di Pietro Martorana; la cappella della Madonna Libera inferni così chiamata dal 1576, anno in cui il Pontefice Gregorio XIII concesse all’altare ivi collocato l'indulgenza per le anime del purgatorio.
Seguono lungo la navata settentrionale, l’altare del Crocifisso sovrastato da un gruppo scultoreo di epoca medioevale in legno di tiglio, risalente al 1311, opera di Manfredi Chiaramonte, composto dalle sculture della Madonna e della Maddalena, ai piedi del Crocifisso, e dalla statua di San Giovanni, e infine un’acquasantiera realizzata nel 1535 dagli scultori G. Spatafora e A. Ferraro, dalla forma di una conchiglia decorata da due rilievi che rappresentano rispettivamente, Mosè che fa sgorgare l’acqua dalla roccia, e Gesù che guarisce il paralitico; il tutto sovrastato dalla Vergine Maria.
La visita alla navata meridionale accessibile dalle arcate a destra della navata centrale ha inizio dalle cappelle delle Tombe reali, la prima fra tutte quella contente le reliquie di Enrico VI, imperatore del Sacro Romano Impero, in porfido di colore rosso vivo, alle cui spalle serba la tomba della moglie Costanza I di Altavilla con baldacchino mosaicato.
Segue il sarcofago in marmo bianco ospitante le spoglie della prima moglie di Federico II, Costanza II d'Aragona, e nel vano successivo la tomba di Federico II, in porfido rosso, sorretto da quattro leoni, dietro la quale si trova la sepoltura di Ruggero II, fondatore del Regno di Sicilia, sorretta da telamoni scolpiti in marmo bianco, con baldacchino mosaicato.
La tomba successiva è incassata nella parete ed accoglie le reliquie di Guglielmo d'Aragona, duca di Atene, raffigurato in abito domenicano, tra i due stemmi aragonesi.
Lungo la navata meridionale si aprono anche bellissime cappelle, tra cui: la cappella della Madonna della Lettera con altare sovrastato da un dipinto raffigurante la Vergine con il Bambino, opera di Antonio Filocamo; la cappella di Sant'Ignazio impreziosita da un dipinto della Madonna con il Bambino tra i Santi Ignazio di Loyola e Francesco Saverio di Pietro Novelli; la cappella dedicata al Beato Pietro Geremia con altare decorato da una tela dedicata al Santo, opera di Antonio Manno, e sulla parete sinistra una tela raffigurante la Gloria di San Francesco e San Domenico di Fedele di San Biagio, affiancata da una terza tela raffigurante i Sette Angeli; la cappella delle Sacre Reliquie dove sono custodite le urne di Santa Cristina, Santa Ninfa, e San Mamiliano, primo Vescovo di Palermo; la cappella di San Francesco di Paola con altare decorato da tre bassorilievi, che riproducono momenti della vita del Santo, opera di Giovan Battista Ragusa;
la cappella di Santa Rosalia le cui spoglie sono ivi custodite all’interno di un’urna in argento realizzata da Giuseppe Oliveri, Francesco Rivelo, Giancola Viviano, Matteo Lo Castro, Michele Farruggia, Francesco Roccuzzo, su disegno di Mariano Smiriglio.
Seguono l’altare di Maria Santissima Assunta impreziosito da una tela raffigurante la Madonna Assunta, opera di Giuseppe Velasquez, e l’acquasantiera realizzata nel XV secolo da Domenico Gagini, a forma di conchiglia impreziosita da due bassorilievi raffiguranti rispettivamente la Benedizione del Fonte Battesimale e il Battesimo di Gesù, il tutto sovrastato dalla scultura riproducente l'Angelo dell’Annunciazione.
Dalla cappella di San Francesco di Paola ha inizio una Meridiana in ottone realizzata nel 1801 ad opera dell'astronomo Piazzi, che percorrendo tutto il pavimento, attraversa la navata centrale.
Accanto all’orologio solare sono poste delle tarsie policrome raffiguranti i segni zodiacali.
Da non perdere la visita al Tesoro della Cattedrale allestito nelle sale realizzate sopraelevando l’antica sacrestia, dove sono esposti: la Corona e gli Anelli riportati alla luce all’interno della tomba della Regina Costanza di Altavilla; i paramenti sacri collocabili tra il XVI e il XVIII secolo; paliotti; ostensori; calici; un breviario miniato del Quattrocento; il reliquario architettonico del XV secolo decorato da guglie e pinnacoli; ecc..
Dal lato sinistro della cattedrale si accede alla cripta risalente al VI secolo, divisa in due navate con volte a crociera sorrette da quattordici colonne con capitelli corinzi.
Oltre all’altare caratterizzato da lastre in marmo decorate a mosaico, la cripta ospita ventitre tombe, di cui ricordiamo: la tomba dell'Arcivescovo di Paternò, impreziosita da una scultura raffigurante l'Arcivescovo in abiti pontificali, opera di Antonello Gagini; la tomba dell'Arcivescovo Pietro di Tagliavia di origini paleocristiane decorato da raffigurazioni degli Apostoli che stendono la mano, mentre giurano fedeltà alla “Crux invicta”; e infine la tomba dell'Arcivescovo Gualtiero Offamilio fondatore della Cattedrale stessa.


 
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