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Palazzo Arcivescovile e Museo Diocesano di Palermo   
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Il palazzo Arcivescovile di Palermo sede dal 1927 del Museo Diocesano della città, fu costruito nel 1460 su commissione dell’arcivescovo Simone da Bologna, in sostituzione del preesistente edificio situato dietro la cattedrale, e sul sito dove si ergeva il torrione medievale della chiesa, che divenne parte integrante della struttura.
Al XVI secolo risalgono i lavori di ampliamento finalizzati alla realizzazione di nuovi ambienti destinati ad ospitare il seminario Arcivescovile, oggi sostituito con la sede della Facoltà Teologica Siciliana; in occasione dei lavori fu necessaria la demolizione della chiesa di Santa Barbara la Sottana.
Durante il XVIII secolo il palazzo fu sottoposto a numerosi interventi di rifacimento, rivolti soprattutto agli interni della struttura, con l'inserimento di numerose pitture, in particolare gli affreschi di Guglielmo Borremans.
Al XIX secolo risale la realizzazione di un balcone marmoreo scolpito dall'artista Valerio Villareale, e delle torri campanarie neogotiche, opera dell'architetto Emmanuele Palazzotto.
Nel 1927 fu inaugurato nelle sale del palazzo Arcivescovile, il Museo Diocesano di Palermo, fondato per volere del cardinale arcivescovo Alessandro Lualdi.
Inizialmente monsignor Guido Anichini, vi ospitò esclusivamente le sculture che decoravano la Cattedrale, prima della sua trasformazione eseguita verso la fine del XVIII secolo, alle quali si aggiungevano numerosi rilievi rinascimentali e barocchi, nonché reperti provenienti da chiese distrutte o non più utilizzate.
Nel 1952, dopo la Seconda Guerra Mondiale, il museo fu restaurato ad opera di monsignor Filippo Pottino, al fine di esporvi anche i beni sopravvissuti ai bombardamenti.
Al 1972, risalgono ulteriori interventi di rifacimento e ammodernamento, in occasione dei quali le sale furono arricchite con prodotti artistici provenienti da chiese in cui non vi erano sufficienti misure di sicurezza.
Seguirono alcuni anni di chiusura, conseguenti ai lavori di restauro del palazzo, che terminarono nel 2003 con la riapertura del museo allestito dalla professoressa Maria Concetta Di Natale con la collaborazione di un gruppo di lavoro coordinato da Pierfrancesco Palazzotto.
Attualmente le quindici sale espositive ospitano una severa selezione di opere comprendenti una generale e significativa campionatura del patrimonio di pittura, scultura e arti decorative siciliane collocabili tra il XII e il XIX secolo.
Il percorso espositivo ha inizio dalla sala dei Fondi Oro (sala II) dove sono esposte le opere di età normanna e sveva, tra cui citiamo: la tavola della Madonna della Perla del 1171; la tavola pittorica della Madonna della Spersa risalente al XIII secolo; l’Epistolario realizzato nella seconda metà del XII secolo; la collezione di mattonelle maiolicate appartenute a monsignore Lagumina; e la tavola pseudo medievale raffigurante scene vita di Santa Rosalia, Patrona di Palermo.
A queste si aggiungono le opere collocabili tra il XIV e il XV secolo che evidenziano gli influssi dell’arte toscana e spagnola su quella siciliana.
Le opere che evidenziano questo cammino artistico sono: il trittico raffigurante la Madonna con il Bambino affiancata da Sant’Anna, opera di Iacopo De Michele; e l’Incoronazione della Vergine di Matteo de Peruchio.
Nella VIII Sala denominata “Della Tribuna” sono custodite cornici scolpite, alle quali si affiancano pannelli didattici con immagini che la presentano ancora in loco e ricostruzioni grafiche.
Il seminterrato corrispondete alla sala IX espone alcuni frammenti di marmi mischi seicenteschi, nonché esempi di maioliche, e un paliotto architettonico d’altare d’argento Settecentesco.
Nella Sala Mario di Laurito e delle vedute della Città (sala X) si possono ammirare opere del pittore napoletano risalenti alla prima metà del Cinquecento, tra cui la tavola raffigurante Palermo risparmiata dalla peste; qui sono esposte anche altre opere: il dipinto raffigurante Santa Rosalia che intercede per Palermo, opera di Vincenzo La Barbera; e la cinquecentesca scultura lignea policroma della Madonna di Monserrato.
Segue la sala XIII, nota come sala del Settecento, dove sono custodite: due teste in stucco rappresentati la Clemenza e la Fede, di Giacomo Serpotta; la scultura in ceroplastica del Cristo Deposto, opera di Anna Fortino; una tela raffigurante Santa Rosalia di Vito D’Anna.
Dal 2003, la sala V del Museo accoglie un Laboratorio di Restauro, dove si svolgono regolarmente le attività di conservazione, restauro e manutenzione delle opere e dei manufatti conservati all’interno dei depositi, grazie al lavoro degli studenti della Facoltà di Scienze MM.FF.NN. dell’Università di Palermo, e del Corso di Laurea in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali.

 
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