Il palazzo Pretorio, denominato anche palazzo delle Aquile, è situato in piazza Pretoria a Palermo, ed ospita la sede di rappresentanza del Comune della città.
L’edificio fu costruito tra il 1463 e il 1478, su commissione del pretore Pietro Speciale, sulle fondamenta di una preesistente struttura eretta nel 1300 per volere di Federico II d'Aragona.
Il palazzo presentava un impianto quadrangolare, e ad ogni facciata accoglieva un ingresso, di cui quello principale era situato di fronte alla chiesa di San Cataldo.
Naturalmente l’aspetto architettonico che l’edificio ha ai giorni nostri è il risultato dei lavori di trasformazioni che si sono susseguiti nei secoli XVI e XVII; al 1553 risalgono gli interventi di ampliamento e rifacimento delle facciate rivolte su piazza Pretoria e su via Maqueda.
Tra il 1873 e il 1875, furono eseguiti i lavori di ristrutturazione del palazzo su progetto dell’architetto Giuseppe Damiani Almeyda; in occasione dei quali si procedette alla realizzazione del tetrastilo, ancor oggi esistente.
La facciata principale rivestita da un intonaco a stucco presenta tre ordini, ciascuno dei quali ospita otto finestre, di cui quello intermedio corrispondente al piano nobile ha una fila di nove balconi con balaustre di marmo decorate da colonnine e teste di leone scolpite sotto le mensole.
Al di sotto del balcone centrale è collocato un altorilievo raffigurante una grande aquila marmorea, opera di Salvatore Valenti, mentre al di sopra di esso è inserito un orologio da torre racchiuso in una cornice di pietra.
Alla sommità del prospetto principale svetta la statua di Santa Rosalia realizzata nel 1661 da Carlo d'Aprile, e ai quattro angoli, le altrettante aquile in cemento, opera di Domenico Costantino.
Oltrepassato il portale d’ingresso barocco, delimitato da colonnine tortili, realizzato nel 1691 da G.B. Mariano, su progetto di Paolo Amato, si accede nell’atrio impreziosito da opere d’arte, di cui citiamo: gli affreschi di Giuseppe Albina; un gruppo funerario marmoreo, raffigurante due sposi che si danno la mano; una statua del poeta G. Meli, opera di Vincenzo D'Amore; sette medaglioni e un bassorilievo sovrastanti l'ingresso orientale.
Alla sinistra del tetrastilo si apre lo scalone che conduce al primo pianerottolo preceduto dalle statue raffiguranti il "Genio di Palermo" retto da una colonna di porfido con capitello di marmo, e la Conca d'Oro.
Qui si apre la sala delle Lapidi, così chiamata per la presenza di numerose iscrizioni marmoree collocate alle pareti, ristrutturata verso la fine del XVI secolo, radicalmente trasformata nel 1875. all’interno della sala delle Lapidi si riunisce il Consiglio Comunale e si tengono conferenze e congressi.
Segue la sala Gialla decorata nel 1870 da Damiani Almeyda, affiancata dalla sala impreziosita dalla settecentesca cappella senatoria.
Da ammirare anche la sala di Garibaldi, dove sono custoditi molti ricordi commemorativi delle battaglie siciliane dei Mille, dal cui balcone lo stesso Garibaldi parlò ai Palermitani il 30 maggio del 1860.
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