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Museo Whitaker di Mothia
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Cothon dell'Antica Città Fenicia di Mozia   
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Il Cothon dal greco kw Jwn “bacile, vasca” situato sull’isola di Mozia è un piccolo bacino artificiale di forma rettangolare collegato al mare aperto mediante un canale, riportato alla luce tra il 1906 e il 1907 da G. Whitaker.
Nonostante si trattasse di un'isola e in quanto tale fosse delimitata da proprie acque, la città fenicia non ha mai avuto un porto, bensì qualche insenatura riparata, in cui le imbarcazioni potessero rifugiarsi in caso di difficoltà, o per effettuare operazioni di riparazione.
Dell’originaria struttura del bacino di forma rettangolare si conservano le fondamenta, e le banchine da entrambe le parti del canale che porta al mare, costruite con grandi blocchi di arenaria ben lavorata.
Per molti anni il cothon è stato usato come salina, nonché in particolari momenti come piscina, e vasca per l'allevamento del pesce.
Su ogni lato delle banchine a circa cinque metri dal mare, sono state rinvenute tracce di un cancello o ponte levatoio che le attraversava e chiudeva il varco attraverso il canale, nonché ad ovest di quest’ultimo i resti di una torre avanzata, realizzata con l’impiego di massicci blocchi non lavorati.
Al 2002 risale la scoperta nei pressi del cothon, ad opera dell’università “La Sapienza”, di un portale monumentale appartenente ad un edificio di culto connesso al bacino, e contraddistinto da un pozzo sacro, che si ritiene avesse un collegamento con il bacino artificiale.
Eretto nel VI secolo a.C. e distrutto intorno al 397 a.C., il tempio presenta due fasi di utilizzo, di cui la prima va dal VI al V secolo a.C., mentre la seconda fase conseguente alla distruzione siracusana, fu caratterizzata da una totale trasformazione della costruzione originaria.
Durante la prima fase di utilizzo, il santuario presentava una struttura a cielo aperto diviso in cinque navate separate da file di pilastri a base quadrata, al centro del quale si ergeva una corte rettangolare e una cella che si apriva sul lato nord, affiancata da un adyton, dove si ipotizza vi fosse conservato il simulacro della divinità venerata nel tempio.
La corte ospitava di fronte all’ingresso un pozzo nei pressi del quale si ergeva una banchina circondata da offerte, e una base affiancata da una banchina con un foro destinato ad ospitare i sacrifici.
Al termine dei lavori di trasformazione del tempio, l’area sacra a cielo aperto risultava delimitata da temenos e contraddistinta da segnacoli e depositi votivi disposti intorno ad un pozzo per le offerte,
Al 2005 risale la scoperta di una banchina orientale separata dal santuario da una fila di blocchi con funzione di temenos.
I ricercatori hanno ipotizzato che il cothon avesse una struttura perimetrale con due fasi costruttive connesse col tempio, e fosse un elemento complementare con quest’ultimo.
Inoltre la scarsa presenza di anfore nei pressi del bacino, fa pensare che quest’ultimo non avesse funzione portuale; a ciò si aggiunge il ritrovamento di un sistema di drenaggio di una falda d’acqua dolce che convogliava al centro del cothon.
Alla luce di queste scoperte gli esperti hanno pensato di considerare il bacino artificiale come una vasca sacra alimentata da acque dolci e utilizzata nelle pratiche religiose che si svolgevano all’interno del santuario.

 
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