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Museo Whitaker di Mothia
Archeologia
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Museo Whitaker di Mothia   
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Il Museo Whitaker allestito nella casa dell’omonimo archeologo inglese committente delle campagne di scavo eseguite sull’isola di Mozia, custodisce una gran quantità di reperti riconducibili alla vita e alle attività economiche effettuate dagli abitanti dell’antica città fenicia.
Il museo si compone di due sezioni, di cui una potremmo dire antica, e l’altra moderna, impostata ed organizzata su criteri più scientifici.
La prima sezione ospita tutto il materiale archeologico donato da Whitaker, e proveniente dalla necropoli del capo Lilibeo, Mozia e di Birgi, caratterizzato da iscrizioni, monete, sculture, gioielli, steli votive, terrecotte, vasi e ceramiche.
A questo si aggiunge il numeroso materiale risalente all’epoca preistorica, basti pensare agli oggetti di Selce, di osso, e terracotta.
La popolazione fenicia era molto abile nel tagliare la pietra e nell'utilizzare l’ascia per tutti gli scopi pratici e utilitari, ma non appena entrarono in contatto con i Greci in contatto i loro metodi costruttivi e architettonici si trasformarono, ma soprattutto si perfezionarono.
In ogni caso il materiale originariamente usato dai fenici era la pietra arenaria, di cui si conservano solo alcuni cimeli, tra cui citiamo: tre blocchi cilindrici o tamburi di arenaria, con basi sporgenti; un fonte angolare; un ceppo coronato da una piramide; una statuetta raffigurante una divinità femminile, seduta tra due leoni; un frammento di arenaria sul quale è scolpita una testa di leone, e un pezzo di lava di forma conica utilizzato per macinare il grano.
Al 1979 risale la scoperta della statua di Mozia, sotto un cumulo di detriti, conosciuta come il Giovinetto di Mothia.
Testimonianza del rapporto tra greci e punici nella Sicilia del V secolo a.C., la statua in marmo alta 1,81 metri, è stata scolpita nei minimi particolari dalla tunica pieghettata all’acconciatura complessa, con l’aggiunta di una enigmatica espressione, che al contempo si fa decisa e ridente.

 
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