Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Il museo archeologico nazionale di Napoli conosciuto in tutto il mondo per la qualità e la quantità delle opere in esso esposte, è ospitato in un palazzo la cui costruzione iniziò nel 1585.
Originariamente l’edificio denominato Cavallerizza in quanto sede della caserma di cavalleria, aveva dimensioni ridotte rispetto all’attuale struttura, nonché era accessibile solo dall’ingresso rivolto su via Santa Teresa, dove si conservano due tozze colonne.
Nel 1612 il viceré don Pedro Fernández de Castro decise di trasferirvi l'Università di Napoli, ma per fare ciò dovette commissionare a Giulio Cesare Fontana i lavori di ristrutturazione che prevedevano la realizzazione di un atrio centrale aperto a sud e chiuso sul fondo da un aula con absidata, sovrastato da un salone per la biblioteca, e lateralmente affiancato da due cortili quadrangolari delimitati da porticati sui quali si aprivano le aule.
Esternamente, invece, la struttura presentava un ingresso principale fiancheggiato da due colonne in marmo e due finestre dalle grandi dimensioni ed in cima un frontone.
Inaugurato nel 1615, il palazzo fu subito interessato da lavori di ripristino dei danni causati dai terremoti, commissionati dal re Carlo III a Giovanni Antonio Medrano, al quale si deve la realizzazione del doppio tetto affrescato pressi il Gran Salone al primo piano.
Sotto il regno di Ferdinando IV, l’edificio ospitò il Museo Hercolanese, il Museo Farnesiano, la Biblioteca, e le Scuole di Belle Arti, nonché fu interessato da nuovi interventi restaurativi affidati a Ferdinando Fuga.
A questo periodo risale il restringimento dell'atrio di ingresso, e la demolizione dell'aula absidata sostituita dall’odierno scalone monumentale.
Criticato l'operato del Fuga, i lavori nel 1780 furono affidati a Pompeo Schiantarelli, che ripristinò l’atrio a tre navate riaprendo le arcate.
Tra il 1786 ed il 1788 Ferdinando IV riuscì a trasferire da Roma a Napoli le collezioni farnesiane, ereditate da sua nonna Elisabetta Farnese, e nel contempo richiese un progetto di ampliamento del museo.
Dopo l'Unità d'Italia, il Museo divenne di proprietà dello Stato ed assunse il nome di Museo Nazionale.
Nel 1888 il conte Eduardo Lucchesi Palli donò allo Stato la sua preziosa biblioteca drammatica e l’archivio musicale, che nel 1892 per volere del ministro Paolo Boselli andarono ad occupare le tre sale dell'attuale Museo le cui volte vennero affrescate da Paolo Vetri.
Al 1920 risale il completamento dell'edificio museale, mentre al 1929 risale l’ingrandimento del Museo con la costruzione del Braccio Nuovo consistente in una galleria costruita a ridosso del muro del giardino dei Padri Teresiani che a sua volta venne soprelevata di un piano al fine di allestirvi la Sezione di Tecnologia e di Meccanica Antica.
Nel dopoguerra il palazzo museale venne ristrutturato, risistemato e riaperto ufficialmente il 1 luglio del 1945.
Nel 1957 vennero liberate le sale dalla Pinacoteca, e in esse trasferite la collezione dei "grandi bronzi”.
A seguito dei dissesti strutturali, tra il 1967 e il 1986 furono necessari radicali lavori di consolidamento e di restauro, al termine dei quali venne ripristinato il porticato intorno al cortile occidentale, e riportate alla luce le parti più antiche del palazzo, quali i pilastri in piperno ed i muri in laterizi.
Le sezioni allestite da Paolo Orsi, direttore del Museo dal 1900 al 1901, e dal suo successore Ettore Pais, sono le seguenti: Collezione Farnese; Collezioni Pompeiane; Settore Topografico; Altre Collezioni.
La collezione Farnese esposta nelle sale del piano terra disposte intorno al cortile orientale, comprende le sculture rinvenute nelle Terme di Caracalla a Roma, i ritratti di imperatori romani.
La sezione occupata dalle collezioni Pompeiane accoglie le statue proveniente dalle antiche città vesuviane dissepolte, la raccolta dei mosaici provenienti dagli scavi archeologici di Pompei.
Qui si trova anche il gabinetto dove i re Borboni custodirono i reperti a soggetto erotico o sessuale riportate alla luce negli scavi di Pompei ed Ercolano.
Questa sezione presenta un'antisala e un vestibolo seguito da quattro sale disposte a ferro di cavallo, dove si possono ammirare gli oggetti che illustrano i diversi aspetti della sessualità antica.
Da ammirare il Salone della Meridiana situato al primo piano del Museo, alla fine dello scalone monumentale coperto da un doppio tetto con volta affrescata con le virtù di Ferdinando IV e di sua moglie Maria Carolina.
Pregevoli sono anche i quadri ottocenteschi che decorano le pareti del Salone, e che raffigurano soggetti mitologici o storici, ai quali aggiungiamo la coppia di epigrafi marmoree in latino risalenti al 1616 situate lateralmente alla porta d'ingresso.
Il Salone della Meridiana è così chiamato per la presenza di una meridiana disegnata nel pavimento da Giuseppe Casella, che indica da un lato il periodo dell'anno, e dall'altro lato i mesi dell'anno.
Altra collezione del Museo Archeologico Nazionale è quella Egizia ospitata nel piano seminterrato, seguita dalla sezione Topografica e dalla sezione preistorica.