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Informazioni generali:

Codice Istat: 091011
Codice Catastale: B056
Codice Avviamento Postale: 08016
Prefisso Telefonico: 0785

Abitanti Totali 1.994
Superficie Totale (Kmq): 42,74
Alt. 394

Zona Climatica: C
Gradi Giorno: 1301

Latitudine: 40° 13' 0''
Longitudine: 8° 48' 15''

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Il territorio di Borore, un delizioso centro abitato alle pendici del monte Marghine e dell'altopiano di Abbasanta, vanta la presenza di un consistente numero di monumenti archeologici quali nuraghi, tombe dei giganti, domus de janas, dolmen e menhir. Di notevole interesse storico e artistico la tombe dei giganti di Imbertighe e il nuraghe di Porcarzos.
La Tomba dei Giganti di Imbertighe situata a pochi metri dal centro abitato di Borore, si colloca cronologicamente nel periodo del Bronzo Medio, vale a dire tra il XVI ed il XV secolo a.C. ,
e deve la rinascita alle indagini archeologiche eseguite nella prima metà dell’Ottocento dal Lamarmora, e nel 1908 dal Mackenzie.
Della sepoltura originaria ci è concesso di ammirare solamente la stele centinata e le ali dell'esedra, ed una documentazione grafica pubblicata dal Mackenzie, in grado di fornirci quantomeno le dimensioni del sito archeologico in questione, contraddistinto da un corpo tombale con camera funeraria rettangolare, ed un’ampia esedra realizzata con l’impiego di blocchi di basalto disposti su filari regolari, di cui residuano solo tre visibili in corrispondenza della stele monolitica alta 3,61 Mt. .
Quest’ultimo capolavoro archeologico tutt’ora ammirabile nella sua interezza, presenta un insolito cromatismo a chiazze che va dal grigio chiaro all’arancio, e risulta composto da una cornice a rilievo entro cui si sviluppano tre riquadri decorativi, di cui quello corrispondente alla parte inferiore
della stele conserva al centro il portello quadrangolare con angoli superiori arrotondati; il riquadro mediano assume una forma trapezoidale, mentre l’ultimo accoglie una lunetta.
A pochi metri dal centro abitato di Borore si erge maestoso anche un secondo monumento archeologico denominato Nuraghe Porcarzos, collocabile nel periodo dell’Età del Ferro, riportato alla luce durante una lunga campagna archeologica iniziata nel 2004.
La sepoltura che sino al 1963 si presentava agli occhi degli abitanti come un ammasso informe di pietrame, si sviluppa su un impianto quadrilobato contraddistinto da una torre centrale denominata comunemente mastio e quattro lobi o torri laterali, collegate da opere murarie racchiudenti nel lato sud un cortile a cielo aperto, di cui quella ad est conserva intatto, al suo interno, un vano a “tholos, ed è accessibile attraverso un corridoio con gradini.
L'ingresso al complesso nuragico situato di fronte all'entrata del mastio, conduce ad un lungo corridoio delimitato lateralmente da paramenti murari, che raggiunge l'ingresso del cortile interno del piano terra, non visitabile in quanto completamente infossato sotterrato, di cui si può ammirare esclusivamente l’architrave del portale, sovrastato da una finestra quadrata.
Dalla zona centrale del cortile si accede in un breve corridoio, le cui pareti accolgono gli ingressi ai due camminamenti, oggi interrotti dal crollo, che, attraversando la muratura, raggiungevano le torri posteriori.
La torre centrale impostata su un impianto subcircolare è accessibile dal finestrone del primo piano, dove si trova un terrazzo all'aperto, lateralmente difeso da due torri anteriori, entrambe dotate di una scala interna che dal piano terra conducevano alla terrazza.
Proseguendo in direzione del nucleo centrale del cortile si incontra un corridoio che introduce nella camera del primo piano del mastio, a pianta circolare, forse chiusa da solai di legno sorretti da riseghe anulari ricavate nella muratura stessa del vano.

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