Castelluccio di Gela
Il castello svevo di Gela a tutti noto come “castelluccio” sorge su uno sperone roccioso a guardia della costa e a difesa del territorio interno che si snoda lungo la valle del fiume Disueri.
Risalente al 1143 come testimonia un atto di donazione disposto dal conte Simone di Butera a favore dell'abate del monastero di S. Nicolò, nel quale la struttura fortificata è presa come termine di confine dei beni, nonché da altri documenti collocabili tra il XVII e il XVIII secolo, la fortezza fu costruita utilizzando la calcarenite gialla e blocchi di calcare bianco, disposti secondo un impianto rettangolare difeso da due torri laterali di cui quella ad ovest conserva i resti di una cisterna e di un sala, mentre la torre ad est mostra i ruderi di una cappella scavata nella parete.
La struttura fortificata contraddistinta da imponenti mura prive di decorazioni e merletti, si pensa disponesse di più piani vista la doppia file di finestre visibili dall’esterno, e i pochi ambienti che sono tuttora visitabili seppure consistenti in semplici ruderi.
Nel corso degli anni il castello subì profonde modifiche strutturali, si pensi ai lavori di trasformazione della parte orientale con l’aggiunta del camino decorato da fasci di colonnine trecentesche, oppure all’apertura di una monofora sul prospetto settentrionale e alla edificazione della torre est.
Seguì un periodo di abbandono causato dai danni provocati da un incendio, conclusosi con il tentativo nel XV secolo di trasformare il castello in palazzo; si procedette così alla sopraelevazione dei muri meridionali e settentrionali nonché al restauro dell’angolo della torre est abbattuto dall’incendio.
Bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale, la fortezza subì nuovamente ingenti danni, che interessarono una parte della torre est, e l'estremità orientale del prospetto sud.
La struttura fortificata deve il suo attuale aspetto ai lavori di rifacimento e restauro eseguiti nel 1988 grazie ai fondi stanziati dall'Assessorato Regionale del Turismo.