Castello di Aci Castello
Il castello del comune siciliano di Aci Castello, arroccato su uno sperone di roccia collocato alle porte della città, ha origini antichissime e abbastanza complesse risalenti addirittura al periodo in cui il sito considerato strategico per la sua posizione, venne occupato prima da greci e successivamente dai romani al fine di controllare il transito delle navi dirette verso lo stretto di Messina.
Delle strutture fortificate erette in questo periodo non si conserva nulla se non qualche cimelio rinvenuto tra le acque, a causa delle violenti distruzioni operate dagli Arabi, come attestano le stesse opere degli scrittori arabi.
Al 909 risale la costruzione di una fortezza voluta dal Califfo Al Moez, e appartenente ad un più ampio sistema difensivo costruito a protezione della città di Aci denominata in arabo Al-Yag.
Alla realizzazione della struttura che noi tutti oggi possiamo ammirare ci si arrivò al termine dei lavori di costruzione eseguiti tra il 1071 e il 1081, per volere del normanno Roberto il Guiscardo cui successe Ruggero d'Altavilla.
Evento importante avvenuto tra le mura della fortezza nel 1126, subito dopo la concessione della stessa ai vescovi di Catania, fu l’accoglimento delle sacre reliquie di Sant'Agata, riportate in patria dalla città di Costantinopoli dai cavalieri Goselino e Gisliberto.
Il governo della città da parte dei vescovi fu interrotto nel1239, anno in cui il vescovo Gualtiero di Palearia fu rimosso dal suo incarico da Federico II di Svevia, ma riprese poco più tardi, dopo il breve periodo angioino.
Protagonista della lotta tra aragonesi e angioini, che si ebbe tra la fine del XIII secolo e l'età dei Viceré, il castello nello stesso periodo venne concesso all'ammiraglio Ruggero di Lauria come premio per le sue imprese militari, ma quando questi si alleò con gli angioini, il re fece espugnare il castello.
A questo periodo risale la costruzione della torre mobile lignea denominata "cicogna" dotata alla sommità di un ponte utile per raggiungere facilmente il castello.
Nel 1354 la fortezza venne nuovamente espugnata su comando del maresciallo Acciaioli, ma l’allora proprietario del feudo Artale, reagì all’attacco sferrato alle sue terre riportando vittoria sugli angioini.
Nel 1396 Martino il Giovane approfittando dell’assenza del re Artale II d'Alagona, espugnò il castello trasformandolo nella sua stabile dimora insieme a Bianca di Navarra.
Alla sua morte successe Ferdinando il Giusto di Castiglia, al quale subentrò nel 1416 Giovanni di Castiglia, committente di importanti opere di ristrutturazione alla struttura fortificata.
Nel 1421 divenne nuovo signore del castello il viceré Ferdinando Velasquez, ma alla sua morte il tutto tornò al demanio regio di re Alfonso, che lo rivendette al suo segretario Giambattista Platamone.
Nel corso del XVI si susseguirono nel possesso della fortezza numerosi privati, fino a quando non si pensò di adibirla a sede di una guarnigione, ad eccezione di alcuni vani trasformati in celle di prigionia.
Nel seicento il castello conobbe un periodo di intenso splendore, dovuto anche alla radicale opera di ristrutturazione commissionata dal re Filippo III, in occasione della quale venne dotato di artiglieria.
Nel 1818 un terremoto colpì il territorio siciliano provocando danni così gravi alla fortezza da non poter più essere utilizzata come prigione, per cui agli inizi del XX secolo si pensò di utilizzarlo come deposito di masserizie.
Tra il 1967 e il 1969 la Soprintendenza ai Monumenti della Sicilia Orientale commissionò i lavori di restauro del castello, mentre nel 1985 venne inaugurato tra la sede del Museo Civico.
Lo sperone di roccia lavica sul quale si erge il castello di Aci Castello, inaccessibile per tre lati, è raggiungibile attraverso un ponte in muratura realizzato in sostituzione dell’antico ponte levatoio.
Al centro della struttura fortificata si erge una torre quadrangolare denominata “dongione” intorno alla quale si sviluppa il resto del complesso fortificato.
Oltrepassato l’ingresso si apre un primo ambiente, probabilmente anticamente coperto da una volta, come testimoniano i resti degli archi, sui segue sul lato sinistro, una serie di piccoli vani dove si possono ammirare i reperti archeologici risalenti dall'epoca preistorica fino all'età medievale.
Dal primo ambiente è possibile raggiungere un cortile adibito ad orto botanico, che conduce ad una cappella bizantina a pianta quadrangolare coperta da una volta sorretta da quattro archi ad ogiva, e decorata da un affresco di origini normanne.
Una scala conduce al piano superiore dove si possono ammirare i resti di una torre, e il mastio con interno coperto da una volta sorretta da archi ad ogiva.
Segue una scala che conduce alla terrazza, dalla quale è possibile osservare il meraviglioso paesaggio siciliano.