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Villa Romana del Casale

Il complesso monumentale noto come Villa del Casale situato in una valle a sud-ovest del comune di Piazza Armerina in provincia di Enna, per la sua bellezza architettonica è stato riconosciuto nel 1997 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Costruita durante il periodo tetrarchico collocabile tra il 285 e il 305, come sostiene il suo scopritore Gino Vinicio Gentili, che nel 1950 ne intraprese l’esplorazione in seguito alle segnalazioni degli abitanti del posto, la Villa secondo studi recenti, fu di proprietà di Lucio Aradio Valerio Proculo Populonio, governatore della Sicilia tra il 327 e il 331 e console nel 340, al quale si deve la realizzazione di una dimora sontuosa e con marcato carattere di rappresentanza, caratterizzata da una chiara planimetria contraddistinta da quattro raggruppamenti di sale con gallerie, peristili, corti ed ambienti termali.
I quattro nuclei connessi tra loro sono: l’ingresso monumentale a tre arcate con cortile a ferro di cavallo; il corpo centrale della villa, disposto intorno ad una corte a peristilio quadrangolare, con giardino al centro del quale si trova una vasca mistilinea; la trichora preceduta da un peristilio ovoidale delimitato da un gruppo di ambienti; ed infine il complesso termale.
Una monumentale porta d’ingresso a forma di arco trionfale con tre fornici affiancati da colonne consente di accedere al complesso monumentale, anticamente custodita dai guardiani.
Oltrepassato l’ingresso si accede ad un cortile poligonale all’aperto, a forma poligonale, delimitato da undici colonne e impreziosito nel nucleo centrale da una fontana, che oltre ad abbellire l’atrio serviva da raccoglitore dell’acqua piovana condotta alla latrina semicircolare collocata alla sinistra del cortile.
I clienti che affollavano questo locale si sedevano tutti in fila, senza nessun divisorio, e ne approfittavano per incontrarsi e chiacchierare; i frequentatori assidui però non riguardavano né la categoria dei poveri, né quella degli avaro che prediligevano recarsi dal "follatore", fornito all’ingresso della sua bottega di un vaso di terracotta utile per la raccolta dell'urina, da lui pii impiegata per la pressatura dei peli di lepre o dei conigli con cui fabbricava tessuti di feltro.
Segue l’ingresso al complesso termale contraddistinto da un ambiente quadrangolare denominato Edicola di Venere, a seguito del ritrovamento di frammenti marmorei della statua di Venere che si pensa fosse collocata in fondo all'abside, impreziosito da un pavimento a mosaico raffigurante una teoria di quadrati e losanghe, di fiori a quattro petali e gigli.
Le terme della Villa del Casale sono precedute da una Calidaria dotata di un forno centrale, sul quale era posta una vasca contenente dell'acqua che, riscaldata, veniva immessa nelle vasche.
Qui si trovava anche il Laconico, un ambiente utilizzato per saune o bagni di natura particolare come le affezioni della pelle, dove la temperatura interna raggiungeva i 60 gradi.
Il terzo vano è il Calidarium dotato di vasche per i bagni caldi e di vapore, la cui temperatura era regolata da valvole situate sui tetti che scaricavano vapore all'esterno.
Lungo le pareti delle stanze si conservano tutt’ora i resti dei tubuli comunicanti con l' hypocaustum, dal quale usciva aria calda.
Il complesso termale non poteva non avere il tepidarium, un ambiente di passaggio a temperatura media, utile a non fare disperdere il calore dei Calidaria e ad adattare la temperatura corporea per la sauna.
Anche qui si possono ammirare lungo le pareti i tubuli che permettevano all'aria calda di passare dalla parte sottostante alla parte sovrastante del pavimento.
Segue la sala delle “frizioni” dove avveniva l'unzione e il massaggio del corpo con oli e unguenti; peculiare il mosaico che impreziosisce il pavimento, decorato al centro dalla raffigurazione di un uomo nudo che sta per essere unto e massaggiato da uno schiavo, mentre un'altro servo, tiene in mano lo strigile e l'ampolla dell'olio.
L’ultimo ambiente delle terme è il frigidario a forma ottagonale, con nicchie ad esedra utilizzate come spogliatoi, contraddistinto da due vasche, si cui la prima utilizzata per le esercitazioni natatorie, mentre la seconda serviva per i bagni tiepidi.
L’imperatore era solito accogliere i suoi ospiti nel vestibolo dell'Adventus, una sala quadrata con pavimento a mosaico composto da due registri figurativi, di cui il primo raffigura tre giovani con in mano un dittico da leggere al cospetto dell'imperatore, mentre il secondo registro rappresenta due giovani, con in mano rami d'alloro, e un uomo, vestito sontuosamente, che tiene in mano un candelabro.
Non mancava nella villa siciliana il tempietto dei Lari, dove i proprietari della casa romana pregavano le anime dei morti divinizzati.
Peculiare nell’aspetto architettonico quadriportico rettangolare con otto colonne sui lati corti, dieci sui lati lunghi, con al centro un giardino impreziosito da una grande fontana decorata da una statuetta raffigurante un Eroto; le colonne marmoree sono sormontate da capitelli in stile corinzio, mentre il pavimento a mosaico presenta la raffigurazione di foglie di edera e corone d'alloro con al centro teste di animali selvatici e domestici.
Dal peristilio è possibile accedere ad un cortile a cielo aperto di forma trapezoidale, che aveva la funzione di una latrina privata, lateralmente contraddistinta da una serie di seggi marmorei.
Alle spalle di questo ambiente dalla peculiare funzione, si erge la sala del circo con absidi alle due estremità, anticamente utilizzata per lo svolgimento degli esercizi ginnici, nonché per recarsi alle terme.
Il mosaico che decora il pavimento, presenta la raffigurazione della gara con le quadrighe che si svolgeva presso il Circo Massimo di Roma in onore di Cerere.
Da ammirare anche i mosaici dell'abside di destra dove sono raffigurati i tre templi dedicati rispettivamente a Giove, Roma, e ad Ercole, la vestizione dell'Auriga che riceve, da due servi, un elmo ed una frusta, le dodici porte dei “carceres” sormontate da statue raffiguranti divinità, ed il “tribunal” dal quale di affaccia l’Editor Ludi che dà il via alla gara.
il quadriportico era collegato alle terme mediante un piccolo vano trapezoidale utilizzato dalla famiglia imperiale come spogliatoio; da notare la scena riprodotta a mosaico sul pavimento, illustrante la moglie di Massimiano, Eutropia, che accompagna i figli, Massenzio e Fausta ai lavacri.
Segue una sala con pavimento a mosaico a tessere disposte a mo di figure geometriche, sul cui lato destro era ospitata una fornace per la cottura del vasellame; da qui si raggiunge luna grande sala rettangolare con pavimento mosaicato in cui sono raffigurati esagoni all'interno dei quali sono stelle a sei punte decorate da fiori a sei petali, mentre all'interno delle stelle a quattro punte sono quadrati contenenti un nodo di Salomone.
La cucina comunicante con quest’ultima sala presentava un impianto rettangolare con vasca, ed un bancone in muratura sul quale trovavano posto tegami, patere, piatti, mestoli, pentole, vassoi, tazze, scodelle.
Dal peristilio è possibile raggiungere la sala impreziosita dal mosaico pavimentale raffigurante la scena del Ratto delle Sabine diviso in due registri figurativi, di cui il primo illustra giovani che sollevano da terra due ragazze, mentre il secondo una ragazza che, vestita con un lungo abito, danza innalzando, in aria, un lungo velo.
Altro meraviglioso mosaico pavimentale riguarda il pavimento del quarto ambiente che circonda il quadriportico, raffigurante una serie di stelle a due quadrati e losanghe.
Segue la sala delle quattro stagioni direttamente accessibile dal peristilio, con pavimento a mosaico dove sono rappresentati, dentro quattro medaglioni, le stagioni dell’anno (le rose personificano la primavera; una giovane con le spighe in testa raffigura l’estate; una giovinetta col capo reclinato personifica l’autunno; un giovane con le foglie in testa simboleggia l’inverno).
L’imperatore commissionò la realizzazione di una sala adibita al ricevimento degli ospiti, di forma quadrangolare con pareti tutt’ora decorati da tracce di affreschi alcuni dei quali illustrano quattro eroti su altrettante barche, che pescano in un mare ricco di pesci, alle cui spalle si con reti e fiocine. In fondo alla scena, viene raffigurata una villa formata da due ali unite da un lungo portico colonnato.
La sala successiva è denominata della “piccola caccia” per la presenza di mosaici raffiguranti una battuta di caccia, ordinata secondo cinque registri: il primo ci illustra la scena in cui due servi conducono i cani sul luogo di caccia; il secondo rappresenta il sacrificio a Diana, dea della caccia, da parte di Costanzo Cloro, alla presenza del figlio Costantino; il terzo registro è affrescato dalle figure di falconieri intenti a cercare tra il fogliame, alla presenza di due tordi; il quarto è diviso in due parti ciascuna delle quali comprende una scena figurativa, di cui la prima riproduce l’uccisione di una lepre per opera di un cane, mentre, la seconda l’uccisione della stessa per mano di un cavaliere; l’ultimo registro riproduce la cattura dei cervi e il salvataggio di un uomo dall’assalto di un cinghiale, con al centro la scena del pasto consumato dal venatores.
Segue una sala quadrangolare, anticamente frequentata dai servi che accedevano all’appartamento del proprietario; decorata da un pavimento a mosaico geometrico, contraddistinto da una serie di archi che delimitano un campo centrale dove spiccano una serie di ottagoni, entro cui sono raffigurati dei fiori a otto petali.
Il vano successivo corrispondente al cubicolo dei servi, presenta sul pavimento un mosaico con schema a quadrati circoscritti da una treccia a due capi, contenenti quattro fusi, organizzati in modo tale da creare un fiore.
La visita alla villa romana del Casale prosegue all’interno del lungo corridoio che fungeva da anticamera alla basilica, noto come il corridoio della grande caccia, per la presenza lungo il pavimento di mosaici raffiguranti episodi di caccia, al contrario, alle due estremità dell'ambulacro le lunette pavimentali rappresentano figure femminili, che simboleggiano le due province estreme dell'Impero romano ossia l’India e la Mauretania.
Lungo il corridoio si apre l’ambiente più interessante della villa dove sono raffigurate a mosaico dieci ragazze in"bikini" occupate in uno spettacolo ginnico in onore della dea del mare, Teti; mentre, nella parte bassa è illustrata l'incoronazione delle due vincitrici.
Da qui è possibile accedere alla stanza rettangolare dov’è collocata una copia di una statua marmorea di Apollo Liceo, ed un tempo certamente utilizzata per le audizioni musicali; peculiare il mosaico centrale del pavimento raffigurante Orfeo mentre suona la cetra, e tutt’intorno gli animali, incantati dal suono della cetra.
Il ritrovamento di due pietre fuoriuscenti dal muro del peristilio quadrangolare, fanno pensare alla presenza di un focolare e quindi all’utilizzazione del vano stesso come cucina per i ricevimenti.
Da non perdere la visita alla monumentale sala a tre absidi dove il proprietario della villa accoglieva a pranzo i suoi ospiti di riguardo, pronti a consumare i pasti distesi su dei lettini semi inclinati posti in corrispondenza delle absidi; il tutto decorato da un mosaico raffigurante le dodici fatiche di Ercole.
Lungo il corridoio della grande caccia si apre un stanza da pranzo con soggiorno absidata con pavimento musivo che illustra la scena in cui un delfino salva il musico Arione mentre è intento a suonare la lira a otto corde, alla presenza degli abitanti del mare.
Accanto a questo vano si trova la camera da letto per la figlia del padrone, decorata da mosaico pavimentale raffigurante due ragazze, sedute su cesti di vimini, intende a intrecciare corone di rose.
La visita segue nel vestibolo caratterizzato da una composizione generale eseguita con la tecnica musiva riguardante due motivi eterogenei, ossia le quattro stagioni e i fanciulli aurighi del Circo.
All’estremità opposta si apre si apre il vestibolo che immette nel cubicolo del dominus, il cui Il pavimento illustra una scena di lotta tra Eros e Pan sotto lo sguardo vigile dell'arbitro con il capo coperto da una corona di fiori, simboleggiante la inviolabilità della persona durante la funzione arbitrale; il primo dei lottatori è accompagnato da due fanciulli e tre donne, mentre il secondo è seguito da sileni, satiri e due menadi.
Da qui è possibile raggiungere la stanza da letto del figlio del proprietario della villa romana del Casale, con alcova rettangolare, e scena musiva a soggetto floreale, divisa in tre registri, di cui il primo ed il secondo raffigurano le fanciulle che raccolgono rose e le intrecciano formando dei nastri, mentre l’ultimo registro ha come protagonista un ragazzo che trasporta sulle spalle una pertica alle cui estremità sono sospesi due cesti colmi di rose.
Peculiare è l'aula basilicale utilizzata per i ricevimenti regali, con ingresso delimitato da due colonne, preceduto da una gradinata di accesso, che immette nella navata rettangolare con fondo occupato da un abside e podio per il magistrato.
Segue il vestibolo di Polifemo, da molti identificato come l'appartamento privato della donna del dominus che conduce nella stanza da letto dominata da una scena musiva erotica che si svolge in una caverna dell'Etna, dove Ulisse, eroe greco, dopo aver incantato Polifemo, gli conficca un palo aguzzo nell'unico occhio accecandolo, consentendogli di fuggire con i suoi compagni.
La penultima sala della villa che completa l'appartamento della domina, è impreziosito da un mosaico raffigurante dodici medaglioni di alloro entro cui sono illustrati una varietà di frutta, simbolo della gloria dell'agricoltura.
Peculiare per la scena musiva erotica che la decora è la sala privata della donna del proprietario della villa, illustrante due amanti, seminudi e abbracciati, di cui la figura maschile regge un recipiente contenente della frutta, mentre la figura femminile è adorna di gioielli vistosi sparpagliati addosso sotto forma di pietre preziose simbolo di ricchezza.