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Isola di Panarea

Panarea l’isola più piccola, ma dal punto di vista geologico, la più antica dell’arcipelago Eoliano, deve la sua origine a lontani fenomeni eruttivi di un unico bacino vulcanico, ormai quasi del tutto sommerso, di cui si possono ammirare ne pressi di Cala Bianca, i resti di un camino vulcanico dalla forma di grosso imbuto, mentre sulla spiaggia della Calcara si intravedono fumarole di vapori che si levano dalle fessure fra le rocce, con temperature fino ai 100 °C, si pensi che in alcuni punti fra i ciottoli in riva al mare, per effetto di queste sorgenti di calore, l'acqua raggiunge delle temperature tali da raggiungere l’ebollizioni e provocare ustioni.
Eguali fenomeni interessano anche le acque fra l'isolotto di Bottaro e Lisca Bianca.
Anticamente denominata “Euonymos”, che significa “quella che sta alla sinistra” dei naviganti che da Lipari si dirigevano in Sicilia, Panarea ha origini antiche, che affondano le radici nel periodo neolitico, collocabile tra il VII e il VI secolo a.C., cui seguì la colonizzazione greca, e quella romana, come testimoniano i resti di una villa romana sulla sommità dell’isolotto di Basiluzzo.
Dopo la caduta dell'Impero romano, l’isola attraversò un periodo di decadenza, conclusosi con l’arrivo Bizantini e successivamente degli Arabi, i quali nonostante l’arrivo dei Normanni, a partire dalla seconda metà del Cinquecento cominciarono a insidiare le isole, costringendo gli abitanti ad abbandonare le loro case, al riguardo è significativa la presenza del forte del Salvamento, un pinnacolo roccioso situato ad una notevole altezza, tale da consentire alla popolazione di utilizzarlo come rifugio durante le scorrerie.
La crescita demografica si ebbe intorno al XVII secolo, cui seguì tra il 1950 e il 1960 una visibilità tale da consentire all’isola di essere ogni anno meta di turisti.
Le coste dell’isola caratterizzate da piccole spiagge e vaste zone pianeggianti, sono inaccessibili e molto frastagliate, inoltre alcune di esse presentano forti pendii e terrazzamenti, nonché suggestive formazioni di lava solidificata.
La vegetazione a macchia mediterranea comprende piante di fichi d’India, ginestre, capperi, e piante di olivi secolari, mentre per quanto riguarda la fauna l’isola è l’habitat prescelto dai falchi della regina, dai corvi, dai cormorani e dai bellissimi gabbiani reali.
Coloro che vogliono raggiungere l’isola devono approdare nella località San Pietro, un paesino caratterizzato da casette bianche e una chiesa dedicata all’omonimo Santo, eretta nel XIX secolo, da cui diparte un piccolo sentiero che consente di raggiungere il promontorio di Capo Milazzo dove si possono ammirare i resti di un antico villaggio preistorico dell'età di bronzo (XI-XII a.C.).
Da qui oltrepassando contrada Castello, si raggiunge Punta Corvo, la cima più alta dell'isola (421 metri), e la spiaggia di Iditella contraddistinta da un molo dove possono attraccare piccole imbarcazioni.
Segue la visita alla spiaggia della Calcara meravigliosa per le sue fumarole che testimoniano la natura vulcanica dell’isola eoliana.
Da non perdere la visita alla baia di Cala Junco con piscina naturale dall’acqua trasparente,e all’isolotto di Lisca Bianca nota per la presenza della grotta degli Innamorati avvolta da una misteriosa leggenda secondo la quale coloro che si baciano al suo interno rimarranno uniti per sempre.