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Palazzo Corvaja

Il palazzo Corvaja originariamente formato da una torre a forma di cubo eretta tra il 902 e il 1079 dalla dominazione araba, in memoria della loro sacra "Al Ka ‘bah", il dado che, secondo Maometto, era il primo tempio innalzato a Dio da Abramo alla Mecca, si erge sulle fondamenta del foro romano dell'antica Tauromenion, e deve il suo attuale aspetto a tre fasi costruttive, di cui la prima risale alla fine del XIII secolo, la seconda agli inizi del XV, mentre la terza fu eseguita intorno al 1950 su progetto dell’architetto Giuseppe Sivieri.
I tre corpi di fabbrica armoniosamente accorpati all’originaria torre, diedero vita ad un complesso edilizio chiamato con il nome degli ultimi proprietari, la nobile famiglia Corvaja, che vi abitò dal 1538 al 1945.
Il palazzo è noto per aver accolto nel 1411 la prima riunione del Parlamento del Regno di Sicilia, presieduta dalla regina Bianca di Navarra, vedova di Martino II d’Aragona.
Palazzo Corvaja nel 1945, anno della fine della Seconda Guerra Mondiale, fu espropriato dal sinadco ai privati che ne tetenevano il pietodo possesso, per essere restaurato ad opera dell’architetto Armando Dillon.
Gli ambienti interni dell’edificio ospitano gli uffici dell’Azienda autonoma di soggiorno e turismo, nonché la sede di un interessantissimo museo etnografico di arte e tradizioni popolari siciliane.
L’aspetto esteriore ed interiore del palazzo è un mix di stili architettonici diversi quale quello arabo, gotico, e normanno; nell’analisi specifica, agli arabi si devono le merlature della torre, contraddistinte da una doppia serie di fori quadrati, sormontati da piccoli merli, ai maestri di arte gotica sono attribuibili le finestre bifore del salone trecentesco, separate da due colonnine, mentre al popolo normanno è riferibile la costruzione della sala quattrocentesca che accolse le riunioni delle assemblee del Parlamento siciliano.
Il museo allestito nelle sale del primo piano dell’edificio siciliano, ospita reperti della cultura figurativa e dell’artigianato artistico siciliano collocabile tra il XVI e il XX secolo, come sculture lignee devozionali, antichi presepi con grandi pastori in terracotta, ceramiche antropomorfe, pezzi rutilanti di vecchi carretti siciliani, cartelloni dell’opera dei pupi, quadri, arazzi, e tappeti.
Da ammirare i vasi antropomorfi, cioè con fattezze umane, risalenti al XIX secolo, un tempo collocati sui balconi, realizzati dalle botteghe di Caltagirone, oppure i piatti in terracotta maiolicata, prodotti a Vietri sul Mare.