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Area Archeologica di Megara Hyblaea

Il sito archeologico dell’antica colonia greca di Megara Hyblaea situata a 10 km da Augusta, in provincia di Siracusa, è la testimonianza più significativa della migrazione dal mondo greco verso il Mediterraneo, datata VIII secolo a. C..
La fondazione della città risale al 728 a.C. per mano di colonizzatori megaresi, come ci dà notizia lo storico greco Tucidide, e deve il suo nome al re siculo Hyblone, residente nella vicina Pantalica che accettò la sua costruzione.
Dopo circa cent'anni gli abitanti di Megara Hyblaea dopo un lungo peregrinare alla ricerca di un terreno ideale al loro sviluppo, fondarono in direzione ovest la città di Selinunte.
Nel 481 a.C. nel suo momento di massimo splendore, la città greca venne assediata e distrutta dal tiranno di Siracusa Gelone.
Di fronte al territorio deserto ed abbandonato, i siracusani decisero di realizzare una fortificazione, a difesa della spedizione in Sicilia degli Ateniesi contro Siracusa.
Sfortunatamente l’esito della battaglia fu avversa ai siracusani, lasciati allo scoperto dopo la distruzione della fortezza, ricostruita nel 340 a.C. per volere del condottiero greco Timoleonte, al quale si deve anche la realizzazione della cinta di fortificazione ideata per la difesa dell’impianto dall'arrivo dei Romani guidati dal console Marco Claudio Marcello, ai quali dovette arrendersi durante la seconda guerra punica.
Centro romano fino al VI secolo d.C., Megara Hyblae è stata riportata alla luce grazie all’intenso lavoro degli archeologi Bernabò Brea, Gino Vinicio Gentili, Georges Vallet e François Villard, ma soprattutto alla mancata urbanizzazione in epoca moderna.
Dell’originaria colonia lambita a nord dal porto, si conservano le mura ellenistiche, i resti dell'agorà con i due portici, i bagni ellenistici, l'heroon (tomba dedicata agli eroi), il tempio di Era, i resti di case e le fondamenta di un tempio arcaico.
A ciò si aggiungono alcune tracce di manufatti litici risalnti al neolitico medio, in particolare circa 4.000 anni prima di Cristo.
Naturalmente la maggior parte del patrimonio archeologico rinvenuto nell’area di Megara Hybla è conservato presso il museo regionale “Paolo Orsi” di Siracusa, tra i più importanti citiamo: la statua arcaica in calcare raffigurante la “Dea Madre" in trono che allatta due gemelli risalente al VI secolo a.C.; il busto marmoreo di uomo in stile dorico; una maschera teatrale risalente al VI secolo a.C.; e una ceramica megarese in stile policromo.
Alla cinta più antica della città di Megara è addossata necropoli contraddistinta da una moltitudine di tombe, oltre la quale diparte uno dei decumani che conduceva all'agorà, intorno alla quale si elevavano gli edifici.
Sul lato sinistro della piazza si ergono i resti di un santuario riconoscibile grazie alla sua forma a semicerchio che lo chiude a nord, seguito da un’abitazione ellenistica collocabile tra il IV e il II secolo a.C. contraddistinta da circa venti ambienti disposti intorno a due cortili, uno di forma rettangolare, con al centro un pozzo, l'altro di forma trapezoidale; alcuni vani sono tutt’ora impreziosito dai resti della pavimentazione in opus signinum.
Costeggiando sempre l’agorà si ammirano i bagni ellenistici, un forno, ed una sala rotonda per le abluzioni composta originariamente da vasche.
Alla destra dei bagni, mentre, si trova la sala dove si riunivano i magistrati, denominata Pritaneo, di epoca arcaica, formata da blocchi squadrati e regolari.
Proseguendo lungo il decumano si arriva alla Porta Ovest e alle fortificazioni di epoca ellenistica rafforzate da torri difensive.